E’ in corso una vasta operazione della Polizia di Stato di Pordenone che sta eseguendo arresti e perquisizioni, nei confronti dei componenti di un gruppo criminale transnazionale dedito all’introduzione illegale di cittadini africani, previa falsificazione di documenti. L’indagine della Squadra Mobile di Pordenone ha interessato la locale comunità ghanese, individuando una persona, di tale nazionalità, in grado di far giungere in Italia e nei Paesi dell’Unione Europea, cittadini africani predisponendo falsa documentazione, dai visti ai passaporti, per assicurarne l’ingresso illegale, previo pagamento di ingenti somme di denaro. Si è quindi delineato un ben strutturato ed articolato sodalizio operante da almeno due anni e gestito da un ghanese regolarmente soggiornante a Pordenone, referente per la propria comunità, in grado di far giungere dal continente africano connazionali privi dei requisiti di ingresso falsificando materialmente i documenti di viaggio, con tariffario pari a euro 6.000 escluse le spese per il viaggio aereo, pagamenti illeciti effettuati tramite i circuiti internazionali di transfer-money, somme autoriciclate in Ghana attraverso investimenti immobiliari. Infatti dal contesto investigativo si riscontrava una vera e propria tratta di persone sulla rotta Accra- Instanbul – Bologna, ma anche Parigi o Amsterdam oltre che aeroporti dislocati in altri paesi dell’Unione Europea. Le positive risultanze investigative hanno quindi determinato il procedente P.M. a richiedere ed ottenere dal G.I.P.ordinanza di custodia cautelare in carcere in ordine ai reati ex art. 12 comma 1,3 lett. D) 3 ter lett.b) D.Lvo. 286/98 e 110 c.p. (favoreggiamento dell’immigrazione illegale pluriaggravato in concorso) nei confronti del capo del gruppo un 30enne ghanese residente in provincia di Pordenone, operaio in un’azienda che produce mobili. Altri 4 ghanesi risultano indagati, in ordine ai medesimi capi d’imputazione, ed il titolare di una ex agenzia di viaggi è stato sottoposto a perquisizione domiciliare sempre disposta dalla Procura della Repubblica di Pordenone titolare dell’inchiesta.
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